mostra “Identità e leggerezza”, Bergamo, aprile 2010
Identità e leggerezza
Percepiamo spesso l’identità come qualcosa di statico, un concetto basato su un principio di non contraddizione, quasi una sorta di maschera in cui confinare le infinite risorse della personalità.
Citando un frammento attribuito al filosofo Eraclito “non è possibile bagnarsi due volte nello stesso fiume”, possiamo dire che per un artista l’identità non può che identificarsi con il percorso stesso della ricerca. L’identità è per la pittrice Elisa Begani il percorso stesso che conduce ad essa, la pittura è movimento all’interno di uno spazio compositivo, così la Begani si muove verso la pittura accesa da questa inquietudine. La via è la meta. Nel movimento trova pace, che è ciò che trasmette equilibrio e “leggerezza” nella serie di quadri che caratterizzano questa mostra. Leggerezza diffusa attorno all’apparente silenzio delle composizioni. Se i fondi spesso sono attraversati da ombre di colore quasi una quinta della figura che si mostra all’ osservatore, questa sensazione viene smorzata dalle pose ironiche e studiate di una femminilità comunque consapevole e che si troverebbe a suo agio in una pellicola della Nouvelle Vague. Laddove non compaiono le figure sono i suoi simboli che la evocano fortemente. Una veste rossa su una gruccia, mollemente appesa ad un’anta d’armadio rimanda al profumo che essa può avere, alla piacevolezza del tessuto, al momento in cui verrà indossata, non c’è silenzio e abbandono in queste opere ma un senso di “cocotterie”, di gesti femminili che si ripetono dall’antichità con codici diversi a seconda della società ma permangono parte di un immaginario collettivo. Rituali. Leggerezza e movimento son rintracciabili anche nel taglio fotografico delle composizioni di Elisa Begani, già caro alla pittura francese della seconda metà dell’Ottocento. La fotografia fissa l’attimo che non potrà mai essere uguale a se stesso ma che è allo stesso tempo ripetibile all’infinito.
Registra il gesto, il dettaglio, deforma la prospettiva, meglio ancora, l’indaga nelle sue possibilità espressive, ponendo di volta in volta l’accento sulla posa, regalando squarci voyueristici. La ragazza che si stringe nella maglia, che alza leggermente la gonna per mettere in evidenza i piedi scalzi. Corpi scorciati, spesso senza volto, che rintracciano sempre il linguaggio del corpo e i suoi codici. Anche a livello di costruzione pittorica Elisa abbatte le regole prospettiche della profondità. I vari piani della composizione sono sovrapposti sulla superficie della tela. L’abito che poggia sull’anta dell’armadio e il fondo colorato della tela, diventano tre piani di lettura a cui spesso si aggiungono anche degli inserti in carta, con scritte che raccontano questo intimo mondo femminile. Il modo di utilizzare il colore richiama una grande figura di pittrice donna, rappresentante del primo Espressionismo : Paula Modersohn Becker, parte della colonia di pittori che risiedevano nel villaggio di Worpswede (Bassa Sassonia,Germania). Colore diluito a pennellate larghe, talvolta sporche. E’ il colore che definisce i vari spazi compositivi ottenuto grazie una totale padronanza della plasticità del disegno. Come nella Modersohn, il colore traduce l’intima sensibilità dell’immaginario di Elisa Begani.
Vanessa Cimiero
Identity and lightness
We often perceive the identity like something static, a concept based on a non-contradiction principle, just like a sort of a mask where one may put the infinite resources of his personality in.
Greek phylosopher Heraclitus used to say: ”no one can get wet twice in the same river”; we then can say that for an artist identity cannot but reflect research path itself. For painter Elisa Begani identity is the same path leading to it, painting is a movement inside a composite space, so Elisa Begani moves towards painting guided by her restlessness. Her road is her goal. She finds peace in the movement, and peace transmits equilibrium and “lightness” in the series of paintings of this gallery. A lightness all spread around the apparent silence of compositions. If backgrounds are often crossed by shadows of colour, just like a scene of the figure showing itself on the horizon, this feeling is softened by ironic postures, studied by a nevertheless aware womanliness, which could well find its place in a movie of the Nouvelle Vague. Whereby figures are not shown, their symbols evoke them strongly. A red garment on a dress-hanger, softly hung on a wardrobe door, recalls the smell it may have, the quality of the fabric, the moment when it will be worne, so there’s no silence nor carelessness in these works but a taste of “cocotterie”, of female gestures, continuosly repeated since ancient times with different codes depending on the society but still being part to a collective imaginary. Rituals. Lightness and movement can be traced also in the photographic cut of Elisa Begani’s compositions, a style which can be already found out in the French painting of Eighteen Century second half. Photography fixes a moment who will not ever be identical to itself, but at the same time can be repeated undefinitely. Photography picks up the gesture, the detail, deforms the perspective, or even better, looks into its expressive potentials, enlighting time by time the posture, showing naked bodies visions. A girl squeezing herself in her sweater, gently raising her skirt to show her bare foot. Unusual bodies visions, often without their faces, always recalling body language and its codes. Also as far as painting construction, Elisa defeats perspective depth rules. Various plans of composition lay upon canvas surface. The garment hanging on a wardrobe door and coloured background become three plans of expression which often paper inserts add on, whose words tell this intimate female world. The way colour is used recalls an outstanding figure of female painter, joining first Expressionism: Paula Modersohn Becker, making part of a bunch of painters who lived in Worpswede (Lower Saxonia, Germany). Colour is spread with large brush strokes, sometimes not neat. Colour defines various composite spaces, thanks to a full possess of drawing plasticity. Just like for Paula Modersohn, colour translates intimate sensibility of Elisa Begani’s imaginary.
Vanessa Cimiero